“C’era un canneto, laggiù, in fondo alla bagura, a ridosso del torrente. Era nei pressi del piccolo ponte in muratura fatto costruire dal marchese. Dall’alto delle mura del paese quel canneto era poca cosa ma, mano a mano che si scendeva per il ripido viottolo acciottolato, sfilando agili tra gli alberi di acacia e di sambuco al bordo dei campi coltivati, se ne scorgeva sempre più distintamente la presenza. Quasi un’anomalia della natura in quel contesto ordinato dal lavoro dell’uomo. Un labirinto di canne intricato e inaccessibile da cui, anche nei pomeriggi più afosi, prendeva corpo come per incanto una sottile brezza.
Oggi il torrente è quasi secco e su quel piccolo ponte non passa più nessuno. Quel mondo ordinato ha ceduto il passo alla natura che è tornata a riappropriarsi a modo suo delle cose dell’uomo. Solo il canneto è ancora lì, come fermo nel tempo, ad agitare la sua instancabile brezza e a custodire in eterno il suo tragico e inconfessabile segreto.
Nell’intrico di quelle canne è sepolto il cadavere di un ragazzino. Pietro. Figlio terzogenito dei marchesi Rosselli Del Turco.“